Diletta alla scoperta del Vietnam
Gen 21 2016Diletta Carloni è appena rientrata in Italia dopo qualche mese di stage in Vietnam.
Ho appena terminato ed inviato la relazione finale del mio tirocinio con GTV in Vietnam alla relatrice universitaria, ora se posso, mi toglierei i panni formali dell'Accademia e mi metterei comoda per provare a raccontarvi (davvero) quest'esperienza.
Eviterei la parte dove spiego come sono arrivata a GTV e ad Hanoi perché assomiglierebbe molto all'incipit del Diario d'Oriente di Silvia Boglioni: studentessa di Master in Sviluppo Locale in cerca di tirocinio, aggancio per il Cile, niente Cile, stress, un sacco di stress, strane congiunzioni astrali, Asia questa sconosciuta, incontro fortuito con GTV, Ethiad Airways, Tokyo, Hanoi.
E poi dicono che non ho capacità riassuntive! Vi spiego l'ultima parte però: riconosco di avere un certo talento nello scovare voli intercontinentali piuttosto economici, c'è da dire anche che uno deve essere disposto a fare scali improbabili e arrivare a destinazione 40 h dopo, ma se il biglietto costa 90 Euro e la destinazione è Tokyo, che fai? Non lo prendi? Da lì al Vietnam poi è un attimo!
Sorrido. Il mio scalo in terra nipponica dura ben 5 giorni, un lasso di tempo ridicolo per poter rispondere a qualsiasi domanda su questo paese, ma abbastanza da rendere l'impatto con Hanoi ancora più forte. Esco dall'aeroporto di Noi Bai e finalmente vengo assalita dai tassisti, a Tokyo nessuno mi aveva degnato di uno sguardo. Faccio un respiro profondo e sorrido di nuovo. C'è odore di polvere, di fritto, di fiori e di caldo. Si, l'afa secondo me ha un odore, ma tralasciando le mie stranezze, il punto è che conosco o meglio Riconosco quel miscuglio di odori.
Il traffico non mi sconvolge, nemmeno i clacson suonati apparentemente a caso, l'ondata di motorini nel quartiere vecchio un po' di più, non posso negare il desiderio in un paio di occasioni di utilizzare il linguaggio non verbale con il supporto di una delle mie cinque dita, ma fa tutto parte di una fotografia meravigliosa, togli un elemento e non sei più ad Hanoi.
Lo street food ragazzi, io sarò anche un'italiana atipica rinnegatrice ingrata di pane pizza e spaghetti, ma non scappo dallo stereotipo dell'italiano che considera il cibo una componente fondamentale per la valutazione finale di un periodo all'estero: un pochino di mondo posso dire di averlo visto, ma mai, una volta rientrata in Europa, mi ero ritrovata a googlare un ristorante nelle vicinanze che cucinasse piatti del posto da cui venivo e letteralmente costringere chi mi era venuto a prendere in aeroporto ad andarci; questo accadeva un paio di settimane fa a Francoforte.
Torno indietro al primo giorno, all'aeroporto. Riconosco un odore, mi sento a mio agio ed ho subito una sensazione che non muta nel corso dei mesi, anzi si trasforma in un desiderio: voglio restare.
Durante il tragitto verso l'ufficio, quello che osservo non lo conosco affatto: donne che lavorano nelle aiuole, donne che costruiscono case, donne che trasportano 3 volte il loro peso, donne che sfrecciano in motorino con una mano dietro la schiena per tenere stretti i bambini seduti alle loro spalle, Donne.
Rileggo note e pensieri che ho scarabocchiato qua e là in questi mesi e mi accorgo che il tema ricorrente sono proprio loro, le Donne. Ne intervisto circa una quarantina, entro nelle loro case, ascolto le loro storie, bevo troppo tè, stringo mani ruvide che mi accolgono poi in morbidi abbracci.
Lo scopo di tutto questo e valutare in itinere l'efficacia del progetto SAD+ che integra al programma di Sostegno a Distanza di GTV un fondo di credito rotativo per le famiglie beneficiarie, affinché queste abbiano l'opportunità, in totale autonomia, di realizzare un piccolo investimento finalizzato al miglioramento della dieta.
Di uomini ne incontro davvero pochi, la maggior parte sono madri, molte vedove, altre single per scelta. Chiacchiero anche con diverse nonne che hanno in realtà l'età di mia mamma, ma sono ormai troppo stanche per lavorare la terra e occuparsi del bestiame.
Come la maggior parte della popolazione a Son Dong, praticano tutte agricoltura di sussistenza, e chi non ha la terra si dedica alla sartoria o alla vendita occasionale di frutta ed erbe medicinali, in ogni caso la tradizione è quella contadina, lo stile di vita è quello di chi vive giorno per giorno, ma la speranza è che i figli ed i nipoti ricevano un'educazione ed abbiano un'Opportunità.
Non voglio entrare nel merito della mia ricerca, non credo sia questo il luogo; vorrei spendere ancora qualche riga ribadendo quanto mi colpisca questa società femminile vietnamita, per il semplice motivo che senza aspettarmelo, mi ci ritrovo in mezzo.
Le mie colleghe, le nuove amiche ad Hanoi, le donne che cucinano ad ogni angolo, le tre sorelle che imparano dopo una settimana come mi piace il caffè, le donne che intervisto, ovunque io mi giri vedo donne che lavorano, instancabili, determinate, unite.
Più del 70% dei lavoratori in Vietnam sono donne, il loro ruolo all'interno della società è cambiato nel corso degli anni, ma anche se hanno assunto ruoli di leadership che le ridefiniscono, continuano a vivere in un contesto che le svantaggia attraverso politiche, credenze culturali e norme sociali. Questo come ci aspettiamo è più evidente nelle aree rurali, ed è proprio qui, dove GTV lavora da anni, che mi accorgo da osservatrice esterna, di quanto le donne siano siano pro-attive al cambiamento, di quanto siano disposte a partecipare alle iniziative proposte, di quanto amino riunirsi e confrontarsi.
Detto questo, è ancora lunga la strada da percorrere verso una maggiore considerazione del ruolo della donna all'interno della società; in un momento dove molte ONG in Vietnam sono in un processo di phase-out a causa del raggiungimento della soglia di medio-reddito del Paese, sono convinta che la presenza di GTV a Son Dong sarà importante anche in futuro per contribuire al cambiamento voluto dalla popolazione.
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